Perché il 13 novembre?
Perché è un sabato posizionato tra la data in cui il decreto Capienze, con il suo dirompente impatto sulle prerogative del Garante, verrà discusso in Senato e quella in cui verrà discusso alla Camera.
Ci saranno movimenti no green pass e simili?
La risposta è no.
Il green pass infatti è stato progettato proprio per limitare l’impatto sulla privacy. Le critiche mosse da personaggi come Landini e Barbero riguardano tematiche diverse, come per esempio quella della libertà di lavoratrici e lavoratori.
Inoltre, le proteste legate all’impiego della certificazione Covid, sono state sempre caratterizzate da forme di protesta e da tematiche legate a disinformazione di carattere antiscientifico, a narrazioni tossiche, a vittimismo fuori luogo e soprattutto alla grave e ambigua coesistenza con movimenti fascisti.
Chi sono gli organizzatori?
- Alborghetti Giordano (Membro di LibreItalia)
- Alessandroni Giacomo (Associazione PeaceLink)
- Amato Marco (Co-fondatore Etica Digitale)
- Guani Andrea (Fondatore Le Alternative)
- Gubitosa Carlo (Admin sociale.network)
- Laisa Andrea (@amreo) (Membro Etica Digitale)
- Macchia Francesco (Blogger di Informapirata e fondatore di Pirati)
- Pievatolo Maria Chiara
Non sarebbe stato meglio concertare questa iniziativa con qualche mese di anticipo, coinvolgendo soggetti di rilievo nazionale sul tema della privacy e dei diritti digitali?
Sì.
Sarebbe stato meglio organizzarsi per tempo, è vero; purtroppo l’iniziativa risponde a una tempistica scandita dal Governo con i tempi della decretazione di urgenza con i quali è stato varato il Decreto Capienze che, ad oggi, rappresenta il più brutale attacco mai portato nella storia dell’Italia repubblicana contro la disciplina della protezione dei dati. Proprio per questo abbiamo provato a coinvolgere tutti i soggetti con i quali era possibile interloquire e stiamo continuando a chiedere l’adesione all’iniziativa di tutti i soggetti interessati, ma mentre eravamo in attesa delle adesioni avevamo il dovere di organizzare insieme a chi ha aderito prima i contenuti, la comunicazione e la logistica dell’evento.
Siamo consapevoli che in tal modo l’iniziativa ne soffrirà in termini di visibilità, adesioni ed efficacia, ma proprio per questo chiediamo a tutti uno sforzo di mobilitazione.
Non si sarebbe potuto coinvolgere l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali, dal momento che viene chiamata direttamente in causa?
No.
Il Garante della Privacy è un’autorità indipendente e non deve assolutamente essere coinvolto in un’iniziativa che per il 50% rappresenta un tributo di solidarietà ad essa.Prima della pubblicazione dell’iniziativa sui canali pubblici di comunicazione (Telegram, Matrix, Mobilizon, il fediverso delle comunità italiane e -di meno- i social network centralizzati), il Garante non è stato mai informato dell’iniziativa, per una questione di correttezza istitizionale.Siamo convinti che il Garante vada coinvolto per ottenere un supporto di carattere normativo e comunicativo per tutte le iniziative culturali riguardanti la privacy, ma in questo caso il supporto va chiesto per il Garante e non dal Garante.
Al di là del decreto Capienze contro cosa si vuole dimostrare? Contro Facebook e i social centralizzati per promuovere il fediverso? Se le persone pubblicassero foto, dati e relazioni su Mastodon invece che su Facebook, cosa cambierebbe in termini di tutela della privacy? Oppure si vuole trasformare Facebook in uno spauracchio per creare timore o un capro espiatorio per raccogliere livore?
Il Privacy Pride nasce per diventare un’occasione di approfondimento sulla privacy dei cittadini e per trasmettere il messaggio che non bisogna mai avvertire disagio, impotenza o addirittura derisione quando si tratta di rivendicare un corretto trattamento dei dati personali.
Quando a Facebook e le altre piattaforme centralizzate, bisogna far capire che il problema non è soltanto quello di esporre dati personali, ma il fatto che dati e metadati personali e comportamentali degli utenti non vengono solo sfruttati per dare valore a chi li gestisce, ma anche per manipolare l’utente affinché sia incentivato a cedere sempre più dati personali e comportamentali: un Paese dei Balocchi più efficiente di quello collodiano, perché i suoi ospiti non si trasformano e vengono sfruttati DOPO essersi divertiti, ma vengono convinti del fatto che il vero divertimento sia proprio trasformarsi ed essere sfruttati.
Non c’è il rischio che l’evento sia troppo politico e “fumoso”?
L’evento è politico nel modo più totale, perché quella sulla privacy è sempre stata una battaglia politica, anche quando ha dovuto avvalersi dei tribunali per il suo riconoscimento; l’evento è infatti aperto anche a tutti i partiti e movimenti politici che volessero esprimere il proprio pensiero sul decreto Capienze e che volessero assumersi un impegno concreto per inserire nei propri manifesti e programmi l’affermazione della privacy come diritto umano e la tutela dei diritti digitali.
Quanto alla fumosità, riconosciamo che i tempi stretti con cui ci siamo dovuti organizzare non hanno consentito di stabilire una scaletta precisa degli interventi, ma siamo convinti che l’oggetto della manifestazione sia piuttosto chiaro e definito: affermare la privacy come diritto umano, con l’occasione di esprimere solidarietà al Garante per la Privacy.
Perché avete deciso di manifestare mentre si vogliono impedire manifestazioni nel centro di Roma e in altre città in considerazione degli scontri avvenuti durante altre manifestazioni?
Come abbiamo già ricordato, non siamo noi ad avere scelto i tempi della mobilitazione, ma il Governo. Riteniamo inoltre inaccettabile l’idea che non si debba manifestare perché c’è insofferenza da parte del Governo per le manifestazioni. Crediamo invece che, proprio quando il Governo si mostra insofferente per le manifestazioni, tanto più sia doveroso manifestare per le strade.
Cosa si fa durante l’evento?
I vari gruppi locali (Milano, Venezia ecc.) agiscono autonomamente sul da farsi, non abbiamo una scaletta prefissata se non l’imperativo categorico di non terrorizzare le persone. Potete trovare alcuni spunti nella sezione “Organizza”, e porre la domanda specifica nei vari gruppi Telegram locali accessibili dalla mappa sulla pagina principale.
Perché non impostare la manifestazione come proposta invece che come protesta?
La manifestazione è nella sostanza una protesta contro il DL capienze, ma serve anche a ricordare le proposte che, anche in sede di audizione parlamentare, sono state suggerite da informatici e giuristi per emendare il decreto, migliorarlo o introdurre consolidamenti nel quadro dei controlli e del bilanciamento tra efficienza e tutela dello stato di diritto.
Non c’è il rischio di essere confusi con i cortei nogreenpass/novax, con il rischio di alienarsi il favore del pubblico e, soprattutto, di attirare su di voi diffidenza e rigetto, se non getti d’acqua o manganellate?
Premesso che abbiamo più volte ricordato la nostra posizione in merito (cfr FAQ), per evitare questo rischio, abbiamo voluto caratterizzare fin dall’inizio l’iniziativa come manifestazione statica, non-violenta e focalizzata sui contenuti. Quanto alla diffidenza e al rigetto, considerando il livello di diffidenza e rigetto generati in Italia dall’argomento privacy, non temiamo che possano esserci sensibili margini di peggioramento. Quanto a getti d’acqua e manganellate, siamo convinti che il contatto costante con la Questura, ci consenta di essere messi immediatamente al corrente di eventuali criticità legate alla gestione dell’ordine pubblico.
Perché scegliere canali come Telegram e il Fediverso ed escludere Facebook? Non rischiate di rimanere confinati in una nicchia irrilevante?
Il comitato organizzatore dispone di un account Twitter che non verrà pubblicizzato al di fuori di quella piattaforma; inoltre i promotori, i manifestanti e i simpatizzanti potranno avvalersi in qualsiasi momento di Facebook o di altre piattaforme poco rispettose della privacy per la comunicazione. Tuttavia, il tentativo che si sta cercando di fare è proprio quello di cercare di mobilitare persone senza focalizzarci su piattaforme che non sarebbero coerenti con il messaggio trasmesso dalla manifestazione.
Perché affermate che il Privacy Pride è la prima manifestazione per la privacy, quando sono state già praticate altre iniziative di questo genere come i privacymonth?
Il Privacy Pride non è un evento promozionale, celebrativo o formativo, non è un festival o convegno, non è un hacklab, un raduno o un summit, ma è una “manifestazione di piazza” (come un corteo, un sit-in, un presidio) in cui protesta, proposta e rivendicazione si fondono come avviene in tutte le manifestazioni di piazza.Non ci risulta che manifestazioni di questa natura siano mai state organizzate per la privacy.