Domande frequenti

Perché il 23 settembre?

Perché il 23 settembre sarà iniziato l’anno scolastico in tutta l’Italia e perché il 28 settembre si terrà al Consiglio degli Stati d’Europa la riunione dei ministri della giustizia e degli affari interni per discutere di Chatcontrol.

Al di là di chatcontrol e delle piattaforme cloud extracomunitarie, contro cosa si vuole dimostrare? Contro Facebook e i social centralizzati per promuovere il fediverso? Se le persone pubblicassero foto, dati e relazioni su Mastodon invece che su Facebook, cosa cambierebbe in termini di tutela della privacy? Oppure si vuole trasformare Facebook in uno spauracchio per creare timore o un capro espiatorio per raccogliere livore?

Il Privacy Pride nasce per diventare un’occasione di approfondimento sulla privacy dei cittadini e per trasmettere il messaggio che non bisogna mai avvertire disagio, impotenza o addirittura derisione quando si tratta di rivendicare un corretto trattamento dei dati personali.

Quanto a Facebook e le altre piattaforme centralizzate, bisogna far capire che il problema non è soltanto quello di esporre dati personali, ma il fatto che dati e metadati personali e comportamentali degli utenti non vengono solo sfruttati per dare valore a chi li gestisce, ma anche per manipolare l’utente affinché sia incentivato a cedere sempre più dati personali e comportamentali: un Paese dei Balocchi più efficiente di quello collodiano, perché i suoi ospiti non si trasformano e vengono sfruttati DOPO essersi divertiti, ma vengono convinti del fatto che il vero divertimento sia proprio trasformarsi ed essere sfruttati.

Chi sono gli organizzatori?

  • Giacomo Alessandroni (Associazione PeaceLink)
  • Pitro Biase (Open Genova APS)
  • Marco Confalonieri (International PP, Pirati.io)
  • Filippo Della Bianca (Fondatore Devol e Mastodon.uno)
  • Fedro Fornara (Membro Etica Digitale)
  • Andrea Guani (Fondatore Le Alternative)
  • Carlo Gubitosa (Fondatore Sociale.network)
  • Andrea Laisa (@amreo) (Membro Etica Digitale)
  • Francesco Macchia (Informapirata, Pirati.io)
  • Enrico Nardelli
  • Maria Chiara Pievatolo

Non sarebbe stato meglio concertare questa iniziativa con qualche mese di anticipo, coinvolgendo soggetti di rilievo nazionale sul tema della privacy e dei diritti digitali?

Sì.

Sarebbe stato meglio organizzarsi per tempo, è vero; purtroppo l’iniziativa risponde a una tempistica scandita dall’Unione Europea su un provvedimento che rappresenta il più brutale attacco mai portato in Europa contro la privacy della corrispondenza. Proprio per questo abbiamo provato a coinvolgere tutti i soggetti con i quali era possibile interloquire e stiamo continuando a chiedere l’adesione all’iniziativa di tutti i soggetti interessati, ma mentre eravamo in attesa delle adesioni avevamo il dovere di organizzare insieme a chi ha aderito prima i contenuti, la comunicazione e la logistica dell’evento.

Siamo consapevoli che in tal modo l’iniziativa ne soffrirà in termini di visibilità, adesioni ed efficacia, ma proprio per questo chiediamo a tutti uno sforzo di mobilitazione.

Non si sarebbe potuto coinvolgere l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali, dal momento che viene chiamata direttamente in causa?

No.

Il Garante della Privacy è un’autorità indipendente e non deve assolutamente essere coinvolto in un’iniziativa che per il 50% rappresenta un tributo di solidarietà ad essa. Prima della pubblicazione dell’iniziativa sui canali pubblici di comunicazione (Telegram, Matrix, Mobilizon, il fediverso delle comunità italiane e -di meno- i social network centralizzati), il Garante non è stato mai informato dell’iniziativa, per una questione di correttezza istitizionale. Siamo convinti che il Garante vada coinvolto per ottenere un supporto di carattere normativo e comunicativo per tutte le iniziative culturali riguardanti la privacy, ma in questo caso il supporto va chiesto per il Garante e non dal Garante.

Non c’è il rischio che l’evento sia troppo politico e “fumoso”?

L’evento è politico nel modo più totale, perché quella sulla privacy è sempre stata una battaglia politica, anche quando ha dovuto avvalersi dei tribunali per il suo riconoscimento; l’evento è infatti aperto anche a tutti i partiti e movimenti politici che volessero esprimere la propria posizione sulle tematiche sollevate e che volessero assumersi un impegno concreto per inserire nei propri manifesti e programmi l’affermazione della privacy come diritto umano e la tutela dei diritti digitali.

Quanto alla fumosità, riconosciamo che i tempi stretti con cui ci siamo dovuti organizzare non hanno consentito di stabilire una scaletta precisa degli interventi, ma siamo convinti che l’oggetto della manifestazione sia piuttosto chiaro e definito: affermare la privacy come diritto umano per le persone di tutte le età, sia per i cittadini, sia per coloro che sono esclusi dai diritti di cittadinanza.

Cosa si fa durante l’evento?

I vari gruppi locali agiscono autonomamente sul da farsi: non esiste una scaletta prefissata se non l’imperativo categorico di “non terrorizzare” le persone. Potete trovare alcuni spunti nella sezione “Organizza”, e porre la domanda specifica nei vari gruppi Telegram locali accessibili dalla mappa sulla pagina principale.

Perché non impostare la manifestazione come proposta invece che come protesta?

La manifestazione serve principalmente per sollevare l’attenzione su chatcontrol e sulla privacy degli studenti, ma serve anche a ricordare a tutte le realtà della società civile che interiorizzare il diritto alla privacy come diritto all’autodeterminazione e alla tutela della propria sfera privata (e che quindi non si riduce alla corretta gestione dei propri dati personali) è alla base di tante battaglie come la rivendicazione dei diritti delle persone LGBTQI+, la tutela dei migranti, l’autodeterminazione sul corpo femminile e in generale sul corpo di chiunque!

Non c’è il rischio di essere confusi con i cortei nogreenpass/novax, con il rischio di alienarsi il favore del pubblico e, soprattutto, di attirare su di voi diffidenza e rigetto, se non getti d’acqua o manganellate?

Premesso che abbiamo più volte ricordato la nostra posizione in merito, per evitare questo rischio, abbiamo voluto caratterizzare fin dall’inizio l’iniziativa come manifestazione statica, non-violenta e focalizzata sui contenuti. Quanto alla diffidenza e al rigetto, considerando il livello di diffidenza e rigetto generati in Italia dall’argomento privacy, non temiamo che possano esserci sensibili margini di peggioramento. Quanto a getti d’acqua e manganellate, siamo convinti che il contatto costante con la Questura, ci consenta di essere messi immediatamente al corrente di eventuali criticità legate alla gestione dell’ordine pubblico.

Perché scegliere canali come Telegram e il Fediverso ed escludere Facebook? Non rischiate di rimanere confinati in una nicchia irrilevante?

Il comitato organizzatore dispone di un account Twitter che non verrà pubblicizzato al di fuori di quella piattaforma; inoltre i promotori, i manifestanti e i simpatizzanti potranno avvalersi in qualsiasi momento di Facebook o di altre piattaforme poco rispettose della privacy per la comunicazione. Tuttavia, il tentativo che si sta cercando di fare è proprio quello di cercare di mobilitare persone senza focalizzarci su piattaforme che non sarebbero coerenti con il messaggio trasmesso dalla manifestazione.

Perché affermate che il Privacy Pride è la prima manifestazione per la privacy, quando sono state già praticate altre iniziative di questo genere come i privacymonth?

Il Privacy Pride non è un evento promozionale, celebrativo o formativo, non è un festival o convegno, non è un hacklab, un raduno o un summit, ma è una “manifestazione di piazza” (come un corteo, un sit-in, un presidio) in cui protesta, proposta e rivendicazione si fondono come avviene in tutte le manifestazioni di piazza.Non ci risulta che manifestazioni di questa natura siano mai state organizzate per la privacy.

Ci saranno movimenti no green pass e simili?

La risposta è no.

Il green pass infatti è stato progettato proprio per limitare l’impatto sulla privacy. Le critiche mosse da personaggi come Landini e Barbero riguardano tematiche diverse, come per esempio quella della libertà di lavoratrici e lavoratori.

Inoltre, le proteste legate all’impiego della certificazione Covid, sono state sempre caratterizzate da forme di protesta e da tematiche legate a disinformazione di carattere antiscientifico, a narrazioni tossiche, a vittimismo fuori luogo e soprattutto alla grave e ambigua coesistenza con movimenti fascisti.